La Storia di Balto (e Togo): l’eroica impresa dei cani da slitta

Quella di Balto è la storia di uno dei cani più famosi e conosciuti del mondo intero, grazie anche a vari film e lungometraggi di animazione che nel tempo gli sono stati dedicati, tra i quali è facile ricordare il cartone animato uscito nel 1995.

Balto era un Siberian Husky, passato alla storia per aver preso parte attivamente all’eroica spedizione ricordata ancora oggi col nome di Corsa del Siero.

Procediamo con ordine. Balto nasce nel 1919: il suo proprietario, Leonhard Seppala, era un noto allevatore norvegese trapiantato in Alaska, dove viveva con i suoi cani, famosi cani da slitta che dominavano le competizioni del tempo.

Nel Gennaio del 1925, nella città di Nome, in Alaska, scoppiò una terribile epidemia di difterite: il 19 di quel mese morì la prima persona, un bambino di soli 2 anni, che presto si trovò a condividere la tragedia con numerose altre vittime.

Nei giorni successivi le autorità si resero conto di ciò che stava succedendo: l’epidemia avrebbe sterminato la popolazione rapidamente, poiché la scorta di antitossina utile per curare la difterite era terminata ed il posto più vicino munito della sostanza era ad oltre 600 miglia di distanza.

La corsa del siero

Data la posizione geografica della cittadina ed il periodo dell’anno praticamente ogni via per portare i medicinali era divenuta impraticabile:

  • Non esisteva un collegamento ferroviario
  • Le navi non potevano attraccare per via degli iceberg numerosi
  • Le forti raffiche di vento e le tempeste non consentivano agli aerei di avvicinarsi alla zona

L’unico modo rimasto per far arrivare l’antitossina in tempo era ricorrere alle slitte trainate dai cani, comunemente utilizzate per recapitare la corrispondenza. Fu così che partì la Corsa del Siero.

La staffetta vide la partecipazione di ben 20 mute (“squadre”) di cani da slitta, che riuscirono a percorrere le 600 miglia in circa 5 giorni: un vero record se si considera che per percorrere la stessa tratta i postini impiegavano circa 25 giorni. Durante il viaggio la temperatura media si aggirava intorno ai -40°.

Togo

Delle oltre 600 miglia, circa 91 vennero fatte da Seppala e dalla sua slitta trainata dal leader Togo, che lo stesso allevatore considerava il migliore dei suoi cani. In realtà questo tratto della staffetta doveva essere lungo 150 miglia, ma per accorciare i tempi venne presa una scorciatoia molto rischiosa, su lastre di ghiaccio molto sottili, che effettivamente ha aiutato a ridurre parecchio il tragitto.

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Dopo la sua morte, Togo è stato imbalsamato ed esposto dove ancora oggi si trova: all’Iditarod Trail Headquarters Museum di Wasilla, in Alaska.

Balto

Pur non essendo il migliore tra i cani di Seppala, ad essere passato alla storia più di tutti è Balto: fu lui infatti il leader della slitta che arrivo con le medicine che fermarono l’epidemia di difterite a Nome, il 2 Febbraio del 1925. L’impresa fu subito celebrata con produzioni cinematografiche e con una statua commemorativa, che fu posata al Central Park di New York nel 1927.

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La statua dedicata a Balto: si trova al Central Park di New York

Negli anni successivi purtroppo Balto, insieme a tutta la sua muta, vennero acquistati da una famiglia circense, che li tenne per anni in condizioni precarie, nonostante le impresa eroica della quale si erano resi protagonisti.

Soltanto dopo qualche tempo George Kimble, commerciante di Cleveland, venne a conoscenza della situazione e si mobilitò per offrire ai cani un posto più accogliente. Puntando molto sul “restituire il buono che questi cani hanno fatto”, organizzò per via radiofonica una raccolta fondi: grazie ai 2000$ raccolti i cani furono spostati presso lo Zoo di Brookside, a Cleveland, dove furono curati ed accuditi fino ai loro ultimi giorni. Balto morì alla veneranda età di 14 anni, il 14 Marzo del 1933.

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Dopo la sua morte, Balto è stato imbalsamato ed esposto dove ancora oggi si trova: al Museo di Storia Naturale di Cleveland

Togo e Balto: le polemiche

Negli anni si sono susseguite alcune polemiche attorno alla figura di Balto ed a quella di Togo. Le prime furono sollevate proprio da colui che li allevò entrambi: Seppala, che proprio non accettava che il merito fosse andato tutto a Balto nonostante il tragitto più duro fu quello di Togo.

Altre polemiche sono relative all’effettiva razza di Balto e Togo e sulla diatriba tra sostenitori del Siberian Husky, razza alla quale ad oggi si suppone Balto sia appartenuto, e quelli dell’Alaskan Malamute, razza presunta di Togo.

Quello che pensiamo noi è che semplicemente non importa: che senso ha parlare di Togo o di Balto, di Husky o di Malamute? Balto non è stato e non è soltanto un cane: è un simbolo. Un simbolo di un’impresa storica ed il simbolo di come i cani possano aiutare l’uomo a superare sfide che sembrano impossibili.


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