
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato la nostra guida su cosa fare quando si trova un cane, e uno dei primi consigli era quello di assicurarsi che si tratti effettivamente di un cane abbandonato.
In alcuni casi infatti, potrebbe trattarsi di un cane di quartiere. Vediamo oggi di cosa si tratta.
Cos’è il cane di quartiere?
Piccola premessa: il “cane di quartiere” NON è una soluzione al problema dei randagi che vivono in strada, come si legge da qualche parte.
Si tratta semplicemente di un modo per rendere meno invisibili alcuni randagi, e attraverso la sterilizzazione, impedire che continuino a procreare.
Il cane di quartiere è a tutti gli effetti un cane randagio, adottato dagli abitanti di una determinata zona o quartiere che si occupano di lui. I requisiti per fargli assumere lo status di cane di quartiere sono:
- Non deve essere un cane aggressivo
- Non deve aver subito segnalazioni in quanto autore di molestie
- Non deve appartenere a razze ritenute pericolose
- Deve sussistere compatibilità del cane nel quartiere dove è inserito
Come trasformare un randagio in “cane di quartiere”?
C’è molta confusione in materia. Tutto ebbe inizio dalla Legge Quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo n.281 del 1991.
Questa legge delegava alle Regioni e ai Comuni il compito di prevedere dei regolamenti di attuazione della legge stessa.
Le Regioni lo hanno fatto? Si. Si sono prese tutto il tempo necessario (alcune regioni hanno attuato la legge dopo 8-9 anni, nonostante il termine fosse 6 mesi), ma oggi tutte le regioni hanno promulgato delle leggi di attuazione.
Con la Circolare del Ministero della Sanità n.5 del 2001, viene quindi ufficializzata la figura del cane di quartiere. Perchè questa premessa noiosa? Per farvi capire come la normativa in materia sia una giungla, e ogni regione ha di fatto la sua normativa in materia.
Un randagio può diventare cane di quartiere solo dopo aver seguito un preciso iter, che varia da Regione a Regione. L’iter standard comunque è il seguente:
- Deve essere condotto presso il canile sanitario, dove deve essere dichiarato clinicamente sano.
- Deve essere vaccinato contro le malattie più comuni e sterilizzato chirurgicamente.
- Deve essere iscritto all’anagrafe canina e tatuato/microchippato a nome del Comune di appartenenza.
Al momento del formale riconoscimento, bisogna nominare un volontario che curi la sua alimentazione, igiene e l’assistenza sanitaria presso le strutture Veterinarie dell’A.S.L. (le spese sono a carico del Servizio Sanitario). Vista l’autonomia di gestione da parte delle Regioni e dei Comuni, prima di avviare le pratiche di adozione, è opportuno informarsi presso gli uffici sanitari del proprio Comune di appartenenza.
Segnaliamo, a titolo di esempio una delibera del Comune di Siracusa sull’argomento:
Delibera del Comune n. 241 art. 4 del 2005: “I cani collettivi e/o di quartiere devono possedere un carattere pacifico ed essere abituati alla convivenza con gli uomini nonché in buono stato di salute ed iscritti all’Anagrafe canina a nome del Tutore Responsabile ovvero a nome del Comune. In entrambi i casi, il Comune si farà carico di copertura assicurativa per eventuali danni che il cane arrecasse a terzi.
Il tutore del cane di quartiere deve solo provvedere al cibo quotidiano e segnalare all’Asp sez. veterinaria se il cane sta male per ricevere le cure necessarie, segnalare al Comune se il cane di quartiere si è allontanato dall’area di stazionamento o è deceduto.”
Cosa fare se si incontra un cane di quartiere?
Assolutamente nulla.
Se è li, vuol dire che non rappresenta un pericolo per nessuno ed è abituato a stare attento ai pericoli che possono presentarsi.
Non prendetelo e non scrivete appelli su facebook (AIUUTOOO TROVATO CANE ABBANDONATOOO!!!). Il cane di quartiere si fa la sua vita, fatevi la vostra.
Se adulto, ed esperto, sarà in grado di attraversare la strada autonomamente e badare a se stesso. In un mondo ideale ogni cane avrebbe un umano che si occupa di lui per i bisogni che non riesce a soddisfare da solo, e lui ce l’ha.
Non sarebbe certo più felice in un rifugio o un canile, chiuso in un box con 20 minuti di sgambo quotidiano.
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