Cos’è la displasia dell’anca nel cane
L’abbiamo sentita nominare, qualcuno ne parlava al parco vicino casa, un amico ci ha detto che il nostro cane potrebbe averla. Ma cos’è effettivamente la displasia dell’anca? Cercando sul web troviamo molti articoli interessanti, ma purtroppo pieni di termini medici difficili. Proviamo a fare chiarezza: tecnicamente la displasia dell’anca è una malformazione dell’articolazione coxo-femorale (l’anca appunto). Che vuol dire? L’anca è formata dalla testa del femore e dall’acetabolo (la cavità del bacino preposta al suo contenimento). A causa della malformazione della testa del femore, avverrà una progressiva erosione delle cartilagini dell’articolazione che la renderà instabile. Detto in altro modo, il bacino del cane si muove in modo scorretto a causa del dolore provocato dall’usura dell’articolazione.
Cause
La displasia è una patologia multifattoriale, ossia numerosi fattori, quali quelli genetici, ambientali e nutrizionali entrano in gioco nel suo sviluppo e nel determinarne la gravità.
Componente genetica: la malattia può essere trasmessa da un genitore ad un discendente anche se il genitore non presenta displasia, perché portatore sano dei geni della malattia. Ciò vuol dire che i nonni del cucciolo erano affetti da displasia ma il genitore no. Nel caso di meticci, cani adottati in rifugi o abbandonati, è chiaro che un controllo genetico non può essere fatto. Il vero problema sono invece gli allevatori senza scrupoli che pur avendo a volte la certezza di avere un cane con displasia non esitano a farlo riprodurre e vendere i cuccioli. In alternativa tolgono dalla riproduzione il soggetto malato e continuano a fare riprodurre senza problemi i fratelli.
Componente ambientale: importanti fattori ambientali quali l’alimentazione, il tipo e la quantità d’esercizio fisico, traumi e possibili malattie concomitanti influiscono sullo sviluppo della malattia. Questi fattori ambientali sono in grado di incidere sul grado della displasia, ma generalmente non sulla presenza o l’assenza delle malformazioni che stanno alla base della displasia: non possono provocare la displasia ma possono aggravare la situazione.
Come riconoscerla – Sintomi
Solitamente la patologia si presenta tra i 4 e i 12 mesi di età, ma sono stati riportati casi anche fino ai 2 anni. E’ probabile che in questi casi la displasia fosse già presente ma non era stata ancora diagnosticata.
Ci sono delle razze più colpite di altre, ma nessun cane è esente. Anche i meticci possono essere affetti da displasia dell’anca. Fra le razze più colpite ci sono: boxer, pastore tedesco, rottweiler, bulldog, dogue de bordeaux, labrador e golden retriever. Come dicevamo, la razza è indicativa. E’ un problema largamente diffuso.
Sintomi
- Scarsa resistenza all’esercizio fisico: il cucciolo si stancherà molto facilmente dopo una corsa. Molti attribuiscono questo comportamento a pigrizia o poca voglia di giocare, quando in realtà è il dolore a frenare l’attività.
- Postura anormale: le zampe posteriori potrebbero assumere una forma che somiglia vagamente a una X.
- La sua corsa ricorda quella di un coniglio: le zampe posteriori avranno dei movimenti innaturali.
- Difficoltà a salire le scale o saltare in macchina: un problema correlato è anche la difficoltà ad alzarsi sulle zampe posteriori.
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Diagnosi
Se incontrate qualcuno al parco che guardando il vostro cane afferma con sicurezza “Il tuo cane ha la displasia dell’anca”, fate un sorriso e allontanatevi ringraziando gentilmente. Nessuno può, con certezza assoluta, fare una diagnosi in questo modo, a maggior ragione considerando il grado di informazione media che si trova nei proprietari di cani al parco.
E’ vero che generalmente il cane affetto da displasia dell’anca presenta le anche più squadrate del normale, “rumorose” e andatura a coniglio, ma un test clinico deve sempre essere eseguito in caso di sospetta displasia dell’anca. A prescindere dalla sintomatologia che può dare importanti indizi, un esame ortopedico e una radiografia potranno togliere ogni dubbio. Sottoponendo il cane a un test clinico approfondito si potranno escludere anche altri problemi che a volte hanno sintomi in comune: rottura del legamento crociato, poliartrite, neoplasie, etc.
Terapia
La displasia dell’anca viene catalogata riferendosi alla sua gravità. Il grado HD0 identifica un cane esente da displasia (normale); gli altri gradi sono i seguenti:
- grado HD1 (quasi normale)
- grado HD2 (displasia leggera)
- displasia media
- displasia grave
L’approccio terapeutico nella displasia dell’anca varia in base a diversi fattori (età, grado della patologia, coesistenza di altre patologie). Fondamentalmente ci sono due possibili strade da percorrere:
Terapia conservativa
Se il grado è basso e soprattutto se il cane non ha forti dolori si può optare per una terapia conservativa che consiste in variazioni dell’attività fisica e regime dietetico: detto altrimenti, fare più esercizio e metterlo a dieta. Queste variazioni mirano a una riduzione del peso, fondamentale per il miglioramento della zoppia; il mantenimento di un tono muscolare ottimale è essenziale in termini di qualità della vita, ma chiaramente non bisogna esagerare con l’attività fisica dato che ciò potrebbe addirittura aggravare la situazione; ottime scelte sono il nuoto e passeggiate ben controllate.
Intervento chirurgico
Per quanto riguarda il trattamento di tipo chirurgico, le scelte a disposizione sono fondamentalmente due:
Interventi ricostruttivi: rientrano in questa categoria gli interventi di sinfisiodesi pubica e la triplice (o duplice) osteotomia pelvica; la sinfisiodesi pubica è un intervento chirurgico praticato quando il cane è intorno ai 3-4 mesi di età e mira a una correzione della direzione di crescita del bacino per consentire la miglior copertura possibile delle teste del femore. La triplice (o duplice) osteotomia pelvica (dai 5 ai 10 mesi di età) è un intervento che serve a migliorare la congruenza fra la testa del femore e l’acetabolo (ricordiamo: la cavità del bacino preposta al suo contenimento).
Interventi sostitutivi: consistono nel rimpiazzare totalmente l’articolazione attraverso l’impianto di una protesi d’anca. Si tratta di un intervento molto consigliato da alcuni veterinari, ma alcuni autori nutrono parecchi dubbi sulla sua riuscita. Le protesi sono molto costose e le possibilità di riuscita non sarebbero eccezionali come molti vorrebbero far credere. Il periodo di riabilitazione piuttosto lungo e le conseguenze in caso di intervento “non riuscito” fanno propendere più per la prima soluzione.