Ettore è un meticcio di Labrador di 6 anni, che ha conquistato il web con le sue “scuse” al proprietario. Se non avete ancora visto il video qui sopra vi consigliamo di farlo.
Chiariamo fin da subito che il suo proprietario ci sembra una persona adorabile. Il modo in cui non riesce a trattenersi dal ridere mentre “sgrida” il povero Ettore, colpevole di aver cercato di scavare una buca nel divano, ci fa tenerezza. Non ci sentiamo di criticare nessun aspetto della sua reazione al “misfatto” di Ettore, ma alcune precisazioni vanno fatte.
Il cane può provare senso di colpa?
No. Ne abbiamo già parlato in un articolo dedicato (per leggerlo clicca qui). Il senso di colpa è un sentimento piuttosto complesso che i nostri cani non sono in grado di elaborare. Richiede un’analisi e una comprensione delle azioni e delle conseguenze ad esse legate. I bambini fino a una certa età non ci riescono, e verosimilmente nemmeno i cani.
Perchè il cane ha un atteggiamento colpevole?
Si tratta di un errore di interpretazione. Il cane in realtà non ha nessun senso di colpa: nel caso di Ettore ad esempio, dal suo punto di vista che c’è di male a scavare una buca nel divano? Stava solo cercando di renderlo più comodo, come avrebbe fatto su un terreno in natura, magari anche girando su se stesso un paio di volte per creare la conca perfetta. L’atteggiamento colpevole si giustifica (ed è provocato allo stesso tempo) dalla reazione del padrone. Il cane reagisce alla “rabbia” (anche se nel video Anthony sembra tutt’altro che arrabbiato), cercando di mandare dei segnali di pacificazione (o segnali di calma): da la zampa ripetutamente, distoglie lo sguardo, orecchie indietro, testa bassa, lecca l’aria a vuoto un paio di volte. Il fatto di spingere la testa contro quella del padrone crediamo sia una personalissima caratteristica del cane in questione, che ama questo tipo di contatto (così come il meraviglioso abbraccio finale fra i due).
Il punto cruciale è: se sgridiamo il nostro cane “dal nulla”, senza che ci sia un fatto collegato, avrà ugualmente l’atteggiamento definito “colpevole”.